Successione: quando si devono corrispondere i frutti agli altri coeredi?



La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13206 del 13 maggio 2025 (Sez. II Civ.), torna a occuparsi del delicato equilibrio tra diritto di comproprietà e obbligo di corresponsione dei frutti civili nei casi di uso esclusivo di un bene caduto in successione.

Nel caso affrontato, una coerede era stata condannata dalla Corte d’Appello  a corrispondere i frutti derivanti dall’uso esclusivo di un immobile ereditario, in virtù del fatto che ne aveva le chiavi e che la figlia lo aveva talvolta abitato.

La Suprema Corte ha però cassato la decisione, riaffermando un principio fondamentale: 🔍 l’uso esclusivo del bene comune da parte di un coerede non implica automaticamente l’obbligo di indennizzo, a meno che non sia dimostrato che gli altri eredi siano stati impediti nell’esercizio del proprio diritto di godimento.

🔍 La detenzione delle chiavi o un uso saltuario da parte di un familiare non sono sufficienti, se manca la prova di un'esclusione effettiva o di un vantaggio patrimoniale concreto.

📌 Il principio di diritto ribadito è chiaro:

“In caso di comproprietà del bene, l’occupante che ne abbia goduto in via esclusiva è tenuto al pagamento della quota di frutti civili solo se agli altri partecipanti è stato impedito l’uso diretto, previa dimostrazione dell’intenzione concreta di utilizzarlo.”

🔍 Parole chiave: successione ereditaria, divisione ereditaria, godimento esclusivo immobile, corresponsione frutti civili, comunione ereditaria, Cassazione successione, frutti da uso esclusivo, diritto coeredi, uso bene comune, art. 1102 c.c.

👥 Questa ordinanza è di particolare interesse per chi assiste famiglie nella gestione dei beni indivisi dopo una successione e solleva interrogativi pratici su come documentare effettivamente l’opposizione all’uso esclusivo o l’intenzione di fruizione da parte degli altri coeredi.

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Avv. Francesco Frigieri